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Il 94enne in cella per reati fiscali: «Concessi i domiciliari, ma è deperito» 1a5x3y

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di Valentina Marotta e Jacopo Storni

Cambia il giudice, l’anziano esce dal carcere. Il figlio: «Mio padre deperito in cella». Il garante aveva fatto appello a Nordio

È stato scarcerato martedì pomeriggio l’uomo di 94 anni detenuto a Sollicciano, che potrà scontare la pena per bancarotta fraudolenta — risalente a circa 15 anni fa — ai domiciliari. Il suo avvocato aveva presentato istanza di differimento della pena per motivi di salute o in alternativa l’applicazione della detenzione domiciliare, misura destinata per legge agli ultrasettantenni. L’istanza era stata però respinta dal giudice di sorveglianza Claudio Caretto. Nelle ultime ore, per migliorare le sue condizioni detentive, l’uomo era stato trasferito nel carcere Mario Gozzini, adiacente a Sollicciano. È così cambiato il giudice di sorveglianza, non più Caretto ma Elisabetta Pioli, che ieri ha concesso gli arresti domiciliari.

Ad attendere l’uomo fuori dal carcere c’erano i figli: «In pochi giorni ho trovato mio padre deperito — il primo commento di uno dei figli — a quasi 94 anni, con evidenti fragilità fisiche e cognitive, non avrebbe mai dovuto vivere nemmeno un giorno in una cella sovraffollata e in condizioni che non sono compatibili con la sua età e il suo stato di salute».

«Questa vicenda — continua— ha messo in evidenza in modo brutale lo stato delle carceri italiane e le contraddizioni del nostro sistema giudiziario. Mio padre, incensurato e privo di pericolo sociale, è stato detenuto in condizioni estreme, in un ambiente non attrezzato né fisicamente né umanamente per una persona della sua età. Purtroppo, questa vicenda lascia dietro di sé anche una profonda amarezza. Sollicciano, come molte altre carceri italiane, rappresenta oggi un luogo dove la dignità umana è messa a dura prova, non solo per chi è detenuto ma anche per chi ci lavora. Le condizioni igieniche, l’assistenza sanitaria, gli spazi e le risorse disponibili non sono in grado di rispondere a una detenzione giusta e rispettosa. E ancora più grave è quando a essere colpiti sono soggetti fragili e anziani come mio padre. Sconfortante è vedere che tra i magistrati c’è chi interpreta la legge in modo rigido, punitivo e cieco alla realtà, arrivando a decisioni che appaiono più vicine a una forma di accanimento che a un’effettiva funzione rieducativa o riparativa della pena».

Il garante regionale dei detenuti Giuseppe Fanfani si era appellato, ieri mattina, al ministro della Giustizia: «Siamo di fronte a una cosa inumana, indegna di un Paese sedicente civile. Non avrei mai creduto di vedere in oltre 50 anni di avvocatura un 94enne in carcere. Sostenere che un 94enne sia pericoloso socialmente è un assurdo. Ritenerlo compatibile con il carcere è inconcepibile». Questo è un sistema malato che non ammette umanità».

Soddisfatta per la scarcerazione Fatima Ben Hijji, presidente di Pantagruel, che sin dall’inizio si era attivata in o di una pena più umana: «Una persona anziana e con malattie certificate non poteva vivere dentro il carcere. Ho incontrato l’uomo e l’ho visto provato, sono felice che possa scontare la pena a casa».

«Mi auguro che questa vicenda possa contribuire a far riflettere sul senso della detenzione nel nostro Paese — conclude il figlio dell’uomo — sulla condizione delle carceri e sulla necessità di una riforma profonda che le trasformi in luoghi capaci di rieducare, non di annientare. Mio padre oggi è a casa. Ma resta il pensiero, amaro, per tutte le persone che continuano a vivere in quelle condizioni per anni, spesso nel silenzio e nell’indifferenza generale.

11 giugno 2025 ( modifica il 11 giugno 2025 | 08:00)